In questa guida spieghiamo come saldare a elettrodo.
La saldatura ad elettrodo è una delle più comuni ed è possibile farla sia con una macchina di tipo manuale che con una saldatrice inverter. La saldatrice di tipo manuale è la versione più comune che puoi trovare in commercio, sicuramente più pesante di quella ad inverter ma anche molto più economica. Come per qualsiasi altro strumento da lavoro, soprattutto se gestito elettricamente, anche per questa saldatrice la prima cosa da fare è conoscerla e capire come funziona.
Generalmente la saldatrice di tipo tradizionale si presenta come uno scatolone di un certo peso, dotato di un robusto maniglione sulla parte superiore della struttura, per poterla spostare e collocare vicino al pezzo da saldare. Risulta essere anche possibile smontare la parte superiore della scatola di protezione per accedere all’interno e capire meglio come funziona il suo trasformatore di potenza e come è fatta. Aprirla può servire anche ad effettuare delle riparazioni al trasformatore, al regolatore o ai collegamenti. Riparazioni che, per questioni di prudenza, è sempre meglio fare eseguire ad un tecnico esperto.
Sulla parte superiore, accanto al maniglione, c’è una finestrella con un indicatore di potenza, che si sposta in corrispondenza del regolatore frontale, ed indica, oltre alla potenza che svilupperà durante la lavorazione, anche la grandezza dell’elettrodo da usare durante la saldatura. In pratica, quando si salda ad elettrodo, la tensione che si sviluppa tra la punta dell’elettrodo e la superficie da saldare crea un arco voltaico, più o meno intenso a seconda della potenza applicata, che surriscalda il metallo delle due parti da saldare, le porta allo stato liquido, creando il bagno di fusione, in modo che si mescolino, e, quando si raffreddano, diventino una cosa sola.
Le fiancate, ovvero le parti laterali della struttura, sono totalmente prive di strumentazione e pulsantiere, ma sono dotate di feritoie per l’aerazione della parte interna della saldatrice, realizzate con una copertura bombata che evita che liquidi e schizzi possano finire al suo interno. Sulla parte posteriore invece sono collocati sia l’interruttore che il fusibile di protezione degli sbalzi di tensione, e fuoriesce il cavo di alimentazione da collegare alla rete elettrica. Mediamente queste saldatrici possono essere collegate ad una rete di tipo domestico con un contatore di 3 chilowatt, anche se, usate al massimo della potenza, devi spegnere ogni altra fonte di assorbimento casalingo o salta il contatore per sovraccarico.
La parte più interessante è proprio la zona frontale dove sono collocati i comandi e i cavi. Lo schema in genere è uguale per tutte e prevede in basso due morsettiere manuali a serrare per mettere i cavi di saldatura. I simboli disegnati sopra ogni morsettiera indicano chiaramente quale cavo devi collegare anche se, per alcuni tipi di saldatrice, e a seconda del tipo di saldatura, è possibile invertirli manualmente, o invertire la direzione del flusso elettrico. Nella saldatura ad elettrodo, però, è meglio collegarli secondo le indicazioni.
In uno dei due morsetti infatti devi montare il cavo porta elettrodo, che è quello che termina con la pinza isolata e la bacchetta per innescare l’arco di saldatura. Nell’altro invece devi mettere il cavo di massa, che serve a chiudere il circuito elettrico, mettendolo a massa, appunto. Questo cavo va collegato, con la sua pinza apposita, ad un punto qualunque del metallo da saldare, che ovviamente sia capace di sviluppare la connessione elettrica senza interruzioni, e cioè che possa fare da ponte. Perché ciò avvenga occorre che tra la parte da saldare e il punto dove applichi la pinza di massa, ci sia continuità, e quindi non si interpongano dei materiali di tipo isolante, come legno, plastica o vernice.
Nella parte alta del pannello anteriore invece c’è il regolatore della tensione in ingresso, che può essere monofase, quindi a 220 – 240 Volt, oppure trifase, a 360 Volt. La corrente trifase viene fornita dal gestore energetico solo in casi particolari, come un servizio condominiale, tipo autoclave o ascensore, mentre in condizioni normali si usa la corrente elettrica di casa, quindi devi regolare la tensione in ingresso a monofase. Dalla parte opposta, sempre in alto, c’è la spia che indica che la saldatrice è accesa ed è in funzione, mentre nella parte centrale del pannello frontale c’è il potenziometro. Tra il regolatore di tensione e la spia spesso c’è un piccolo schema con le caratteristiche tecniche, compresi i consumi.
Il potenziometro è il comando più importante, perché è quello che serve a regolare la potenza da applicare agli elettrodi. Per regolarlo basta girare la sua manopola triangolare e, mentre si procede nella regolazione, varia anche la posizione della lancetta della finestra superiore, che indica sia la potenza che il diametro dell’elettrodo da usare. L’esatta regolazione della potenza dipende sia dal materiale da saldare che dal suo spessore, e, per i parametri corretti, esistono anche dei manuali molto comodi e chiari. Ma, nella gran parte dei casi, niente è meglio che la pratica e l’esperienza, sia per la regolazione della potenza, che la scelta dell’elettrodo.
Del resto quando si salda ad elettrodo la cosa più importante è proprio scegliere le bacchette adatte, sia come tipo che come spessore, e fare molta attenzione che non siano umide e arrugginite. La scelta migliore è sempre quella di conservarle in un luogo asciutto, anche uno stipo o una cassetta di truciolare se occorre, avvolgendoli in un foglio di carta per alimenti. Le bacchette usate con maggiore frequenza, quando si salda ad elettrodi, sono di ferro ricoperto di materiale aggregante. Però, quando le parti da unire sono molto sottili, può essere meglio prendere quelle fatte solo di ferro. In ognuno dei due casi ogni traccia di ruggine deve essere rimossa, o troncando la cima di quelli ricoperti, o passando della carta abrasiva su tutta la superficie di metallo.
Anche i labbri del materiale da saldare, del resto, devono essere privi di qualsiasi traccia di ruggine o di vernice, e uniti in modo che i due bordi combacino, o che siano vicini il più possibile. Altra cosa da fare, prima di cominciare le operazioni di saldatura, è quella di fermare saldamente i due pezzi, in modo che non si muovano mentre l’elettrodo lavora. A questo punto, dopo avere regolato la potenza, montato il cavo di massa e collegata la sua pinza al ferro, e installato anche il cavo con l’elettrodo adatto, puoi accendere la saldatrice e passare alla parte pratica.
La prima operazione è quella di innescare l’arco avvicinando e strofinando l’elettrodo sul ferro, preferibilmente sui bordi da saldare. Appena l’arco si accende devi proteggere il viso con la maschera, e cominciare a saldare facendo percorrere all’elettrodo acceso tutta la linea da congiungere, da sinistra verso destra. Mentre saldi devi cercare di mantenere una velocità costante, e una distanza regolare, tra la punta della bacchetta e il ferro, considerando che, generalmente, un elettrodo basta per 10 o 15 centimetri di saldatura.
Appena terminata la prima passata, devi rimuovere la crosta con la martellina e raschiarla con la spazzola. Solo dopo potrai ripassare, se occorre, con una seconda fase di lavorazione, almeno nei punti dove il ferro non si è amalgamato bene e ci sono dei vuoti.
Alla fine della saldatura, soprattutto se sei alle prime armi, devi provare che regga mettendo il ferro sotto tensione. Poi completerai il lavoro pulendo accuratamente la superficie saldata, magari con una spazzola elettrica a fili d’acciaio, o con un leggero passaggio di smerigliatrice sui punti in rilievo, montando un disco grinding.