Per saldare delle lamiere sottili, quindi al di sotto dei 2 millimetri, generalmente si usano delle saldatrici particolari come quella ad ossido acetilenico, ad argon o a filo. Ma avere un’attrezzatura di questo tipo, soprattutto in passato, era abbastanza difficile a causa dei costi elevati. Per fortuna è possibile effettuare questo tipo di operazione anche con una saldatrice elettrica ad arco voltaico, utilizzando alcuni accorgimenti che consentano di non bruciare la lamiera.
Infatti, nella saldatrice elettrica ad arco voltaico, la corrente minima che serve a scaldare l’elettrodo è sempre maggiore di quella che occorre per saldare lamiere sottili, per cui si rischia regolarmente di bruciarle. Ma visto che capita spesso di trovare delle lamiere sottili, come nei quadralini scatolati, negli scarichi delle marmitte auto o nel lamierino a fogli, allora bisogna capire come fare per saldarle.
Per saldare le lamiere sottili con la saldatrice ad arco voltaico bisogna utilizzare alcuni accorgimenti essenziali grazie ai quali potrai ottenere delle buone saldature, ma senza grandi pretese di estetica o cordoni particolarmente belli e perfetti. Però, comunque, quella che riuscirai ad ottenere, è una saldatura d’emergenza tra due pezzi sottili sufficientemente solida da reggere alle normali sollecitazioni. Vediamo quali accorgimenti usare.
Per saldare ad arco lamiere sottili devi impostare la saldatrice all’amperaggio più basso, sempre che sia sufficiente a portare al grado di fusione l’elettrodo. L’unica maniera per capire quale risulta essere la potenza adatta è quella di andare per tentativi su un pezzo di risulta, fino a quando l’elettrodo non raggiunge il grado di fusione. Solo allora lo potrai spostare sul lamierino da saldare, usando però la tecnica a punti e non la saldatura per contatto, almeno nel primo passaggio. Le possibilità più comuni che si presentano di saldatura su lamiera sottile sono tre, e cioè la saldatura tra pezzi di lamierino scatolato, quella tra due pezzi di tubo e quella tra due tessere sottili.
Nei casi di saldatura tra due pezzi regolari di quadralino, da collegare a T, dopo la saldatura a punti si può anche procedere in modo classico, mentre se si tratta di un tubo vacante, come quello di uno scarico di marmitta, allora bisogna incamiciare entrambi i lati con un tubo appena più grande, e saldare a colletto. Oppure puoi maschiare uno dei due pezzi di tubo, segando leggermente su due lati l’altro, e allargandolo in modo che il primo possa entrarci dentro.
Nel caso di due pezzi di lamierino da saldare sul bordo, invece, bisogna agire altrimenti, soprattutto se il ferro è vecchio e arrugginito. Il primo passo è quello di pulire perfettamente i labbri dalla ruggine, e dalle eventuali scorie, che farebbero da barriera alla parte incandescente dell’elettrodo nei confronti del ferro, impedendogli di raggiungere la parte metallica
Poi bisogna prendere una bacchetta di ferro da tre millimetri, magari una di quelle fatte apposta per saldare ad acetilene, con l’accortezza di usare del ferro normale, non zincato, sia per la bacchetta che per i pezzi da saldare. La bacchetta di ferro quindi avrà il compito di fare da materiale d’apporto, ferro su ferro.
Poi devi collocare delle pinze, per fermare saldamente i pezzi da saldare, appoggiare sopra la linea di saldatura una bacchetta di ferro, come materiale d’apporto, e puntare l’elettrodo sulla bacchetta e non sui labbri da saldare. Ovviamente i pezzi da saldare andranno appoggiati su una lastra di ferro più larga e spessa, per fare in modo che possa assorbire il calore che si svilupperà al di sotto dei due labbri, durante la saldatura.
Vediamo i tre casi in pratica.
Il primo è quello dello scatolato da saldare a T su uno dei lati esterni. Si prende uno dei due scatolati, preferibilmente il più piccolo, e lo si mette in morsa per fermarlo. Poi si appoggia sopra il secondo, perpendicolarmente, e si comincia a saldare con la tecnica a punti. Questo significa che si dovrà saldare il primo pezzo sul secondo solo in alcuni punti, in modo da consolidarlo prima di procedere alla saldatura definitiva. Dopo avere appuntato i due pezzi tra loro bisogna mettere in morsa la T dalla parte del pezzo lungo, e cominciare a saldare ciascuno dei quattro lati, rigirandolo e fissandolo volta per volta.
Il cordone, però, in caso di lamiere sottili, non può essere eseguito con un’applicazione in continuo, ma va fatto sempre con la tecnica della saldatura a punti, per evitare di sfondare la lamiera per il troppo calore. Alla fine della saldatura va ovviamente scalpellato il cordone per rimuovere le scorie e le gocce superflue. In molti casi, se alla fine dell’operazione il materiale sui punti di saldatura è sufficientemente robusto, si può anche ripassare tentando di realizzare un piccolo cordone continuo, in modo da rendere più solida e più uniforme la saldatura, per ognuno dei lati ovviamente, sempre tenendo l’elettrodo molto leggero e non a contatto.
Vediamo come si salda un tubo col sistema del maschiamento. Il sistema del maschiamento prevede che uno dei due tubi venga aperto da un lato, con due tagli di un paio di centimetri da effettuare con un seghetto, e che il bordo venga allargato a martellate, in modo da potere inserire l’altro tubo dentro. Una volta dentro bisognerà modellare a freddo, sempre con un martello, il bordo del tubo esterno, in modo da farlo aderire il più possibile. L’accortezza qui è fare in modo che non rimangano spazi dove possa entrare l’aria, per evitare di creare successive ossidazioni. Una volta incastrati i due pezzi di tubo, l’insieme va pinzato al piano di saldatura, ponendo al di sotto un pezzo di lamiera di ferro di scarto, che servirà ad assorbire il calore eccessivo. Il primo punto da saldare è proprio sulle due feritoie, cioè gli spacchi del tubo che è stato allargato, aiutandosi con una bacchetta da 3 mm di materiale d’apporto, sempre di tipo ferroso.
Ovviamente prima devi creare i punti di saldatura tra la bacchetta e i labbri della fessura, e solo dopo, quando è saldo, intervenire con la realizzazione degli altri punti di saldatura, e il successivo cordone, dopo aver scalpellato le scorie. La stessa operazione va fatta sul bordo slabbrato perché, per quanto lo si possa martellare, comunque l’aderenza non riuscirà mai ad essere perfetta. Quindi anche qui si poggerà la bacchetta di ferro, da 3 o 4 millimetri, e si marcheranno dei punti di saldatura. Solo dopo potrai procedere a saldare le parti mancanti, sempre a punti, e poi realizzare un cordone leggero lavorando sul materiale già depositato. Ovviamente tra le varie fasi di saldatura occorre sempre rimuovere la crosta con lo scalpellino e la spazzola.
Ora vediamo come si saldano le piastrine. Per iniziare vanno messe vicine e pinzate, dopo essere state pulite per bene, sopra un pezzo di ferro, fermandole solo da una punta. Questo perché scaldandosi le piastrine tendono a sollevarsi e i labbri si staccano tra loro, per cui bisogna dare il punto di saldatura in corrispondenza delle pinze, in modo che aderiscano, e poi spostare le pinze all’altezza del punto successivo, e dare un altro punto di saldatura. Spostando e riposizionando le pinze, infatti, si evita che le piastrine si alzino e non si saldino tra loro.
Anche in questo caso il lavoro va fatto utilizzando una bacchetta di ferro come materiale d’apporto. Il sistema più conveniente è quello di saldare la bacchetta di ferro all’inizio e alla fine della linea di saldatura tra le piastrine, e poi dargli un paio di punti in mezzo, in modo da fermare insieme bacchetta e piastrine. A questo punto si può proseguire a saldare, sempre a punti, il resto della bacchetta sui bordi delle piastrine, spostando le pinze nei pressi del punto da saldare, in modo da riallineare le piastrine che si vanno sollevando, e completare la saldatura.